Un film di Gianluca D’Elia
Durata: 1 minuti
Genere: Portrait film | Visual diary |Lifestyle
Durata: 1 minuti
Genere: Portrait film | Visual diary |Lifestyle
“Segui le tue passioni e un giorno troveranno la loro forma.”
Yuko, artista giapponese, ha sfidato le convenzioni per inseguire la libertà. Dai colori della sua infanzia ai kimono che fondono Oriente e Occidente, fino al sushi cucinato nelle case per creare connessioni autentiche, ogni sua creazione racconta storie.
Guidata dall’insegnamento della madre, trasforma sfide culturali e personali in bellezza, celebrando l’incontro tra tradizioni e innovazione.
Guidata dall’insegnamento della madre, trasforma sfide culturali e personali in bellezza, celebrando l’incontro tra tradizioni e innovazione.








Raccontare la storia di Yuko è stato, prima di tutto, un viaggio interiore. Il mio approccio a questo mini documentario e fashion film nasce da un’esigenza precisa: parlare di libertà, identità e coraggio attraverso un linguaggio visivo che unisse due mondi.
Yuko non è solo una protagonista: è un ponte vivente tra tradizione e contemporaneità. Nata e cresciuta in Giappone, oggi vive a Reggio Emilia, dove la sua vita si è trasformata in un gesto artistico quotidiano. Crea sushi nelle case, in modo intimo e rituale, e disegna kimono che diventano tessuti di memoria e futuro. Quando l’ho incontrata, ho capito che la sua storia andava raccontata con delicatezza, ascolto e presenza.
La visione
Fin da subito ho scelto di non imporre uno stile, ma di lasciarmi guidare da lei, dai suoi movimenti, dalle sue pause. L’idea era quella di realizzare un ritratto vivo, dove la fotografia e il documentario si fondessero. Ho pensato al film come a una danza tra gesti quotidiani e simboli culturali, tra il silenzio e la parola, tra l’interiorità e il mondo esterno.
Lo stile visivo
Visivamente ho cercato la luce naturale, quella che filtra nelle case, che accarezza i tessuti, che disegna linee morbide sul viso. Ho voluto lavorare con inquadrature intime, ravvicinate, capaci di restituire l’emozione nei piccoli gesti: le mani che tagliano il pesce, il kimono che si avvolge sul corpo, lo sguardo assorto nel vuoto. Ogni frame doveva raccontare una scelta, una memoria, una trasformazione.
Il fashion portrait di un minuto è stato pensato come una sintesi poetica, quasi pubblicitaria ma profondamente vera: uno spazio sospeso dove moda, arte e vita si confondono.
Il montaggio e la colonna sonora
Nel montaggio mi sono affidato al mio collega e amico Luca Andreolli il quale ha creato un ritmo frenetico ma deciso, come il respiro di Yuko quando parla di sua madre, o come il rito con cui prepara i suoi piatti. La colonna sonora, minimalista ed evocativa, accompagna senza invadere. È lì, come un sussurro, a far emergere l’intensità nascosta delle emozioni.
Girare "YUKO" è stato un atto di ascolto e di rispetto. Un esercizio di sottrazione, per lasciare spazio all’essenza. Più che dirigere, ho cercato di scomparire, di essere solo un mezzo tra la sua storia e chi la guarderà.
Questo piccolo film vuole celebrare tutte le donne che costruiscono la propria libertà con gesti silenziosi, mescolando culture, ricordi e desideri. Yuko è una di loro.
